L’Urlo di Munch a voce alta sta sbiadendo !!!

L’Urlo di Munch a voce alta sta sbiadendo !!!

Testo e foto Gabriele Ardemagni

21/02/2020

Urlo di Munch Oslo Norvegia foto Gabriele Ardemagni
Urlo di Munch Oslo Norvegia foto Gabriele Ardemagni

A voce alta in realtà va lanciato l’allarme che riguarda questo capolavoro dell’artista scandinavo Edvard Munch, di fatto il significato del quadro si stima sia tutt’altro che un vero e proprio urlo bensì un espressione di angoscia, di solitudine.

In questi ultimi anni precisamente dal 2012 un team di esperti é al lavoro per stabilire come conservare al meglio l’opera, ( e non solo questa ), con l’ausilio di raggi X e microscopi elettronici ad alta densità. Questa ricerca ha portato alla scoperta di microstalattiti che si sono formate nel tempo sulla crosta di pittura, portando di fatto ad un degradamento dell’opera che oggi appare più “sbiadita” una desaturazione dovuta alla tipologia di pigmenti naturali utilizzati a cavallo tra ‘800 e ‘900, ottenuti attraverso la macinazione manuale di minerali pianti e insetti. La tecnica riguarda tutto il periodo espressionista tra il 1880 e il 1920 ovvero prima dell’ avvento della rivoluzione industriale che portò alla produzione delle tinture sintetiche a base di cadmio e cromo, diluite poi in olio e riempitivi.

Il colore che ottenevano dalla natura questi pittori amanti della tecnica en-plein air erano quanto di più marcato e poderoso per esprimere l’arte in una delle sue più colorate e celebrate forme, purtroppo non era stata testata la tenuta di questa tecnica Vincent Van Gogh in una lettera all’amato fratello Theo parla proprio dell’instabilità di questi cuori tanto di moda.

Al momento ancora non vi è una tecnica di recupero valida e non invasiva che possa almeno interrompere questo processo rapido di degradamento, personalmente ho avuto la fortuna di ammirare molto da vicino il dipinto presso la National Gallery Norway ad Oslo Norvegia, cosi come molte altre per del pittore sia in quella sede che in altre mostre e musei tra Europa e Stati Uniti, mi auguro possa preservarsi per generazioni future, l’arte non muore mai.

Urlo di Munch Oslo Norvegia foto Gabriele Ardemagni
Urlo di Munch Oslo Norvegia foto Gabriele Ardemagni

Curiosità

Esistono ben 4 versioni del celebre dipinto Urlo di Munch ( Der Schrei der Natur o in norvegese Skrik ) tutte realizzate su cartone dallo stesso Edvard Munch con diverse tecniche: olio, tempera e pastello tra il 1893 e il 1910.

La prima versione é quella da me ammirata e fotografata alla National Gallery Norway ad Oslo Norvegia, due sono esposte presso il Munch Museum e una quarta ( datata 1895 ) é stata venduta all’asta al Sotheby’s Impressionist and Modern Art a New York per una cifra di $ 119,922,600.

Nel 2004 alcuni ricercatori supposero che il cielo color rosso sangue del quadro fosse in realtà una riproduzione accurata del cielo norvegese dopo l’eruzione del vulcano Krakatoa del 1883, avvenuta dieci anni prima, ma l’ipotesi è priva di validi fondamenti. L’artista, tra il 1893 e il 1910, realizzò altre tre versioni del medesimo soggetto.

“Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo. Mi fermai e guardai al di là del fiordo. Il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando. Questo è diventato L’urlo.”

Edvard Munch

Urlo di Munch Oslo Norvegia foto Gabriele Ardemagni
Urlo di Munch Oslo Norvegia foto Gabriele Ardemagni

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